IL “chi sono io per giudicare?” ed il giudizio di Bergoglio sulle nozze gay

CARD BERGOGLIO CON BIBITA

Il refrain “chi sono io per giudicare” è diventato un ritornello –appunto- utilizzato come passepartout in ogni discussione da bar (o, sarebbe meglio dire, da sagrato). In realtà Bergoglio ha giudicato eccome. E meno male: è suo diritto e soprattutto suo dovere. Lo ho fatto, ad esempio, riguardo le innaturali “nozze gay”. Ecco le sue parole: “Non possiamo insegnare alle future generazioni che è la stessa cosa prepararsi a un progetto di famiglia assumendo l’impegno di una relazione stabile fra uomo e donna e convivere con una persona dello stesso sesso. Stiamo attenti a che, cercando di mettere davanti un preteso diritto degli adulti che lo nasconde, non ci capiti di lasciare da parte il diritto prioritario dei bambini – gli unici che devono essere privilegiati – a fruire di modelli di padre e madre, ad avere un papà e una mamma.

Per un approfondimento su quelle parole (e il testo integrale in cui sono inserite quelle parole di Bergoglio) vi rinviamo al blog di Sandro Magister, uno dei vaticanisti piu informati e coraggiosi: pur scrivendo per la Repubblica e l’Espresso non ha mai ammorbidito toni o messo la sordina alla verità deformandola. Altri vaticanisti, invece, lo hanno fatto.Con somma delusione di tanti lettori. E per andare, direttamente, all’articolo di Magister basta CLICCARE Q U I .